A Casa Africa lo scambio di auguri dei volontari

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Il 14 dicembre Casa Africa ha promosso una serata speciale con i suoi volontari per uno spuntino etnico e uno scambio di auguri per le prossime festività.

Una trentina i presenti, tra nuovi volontari e storici partner di questa mitica avventura che è animare la Scuola di Casa Africa. Si è colta l’occasione per fare un bilancio dell’anno che sta per chiudersi e lo si è fatto con qualche cifra:

  • 250 i ragazzi che hanno frequentato le lezioni di italiano;
  • 15 i volontari stabili, tra capi-progetto, coordinatori e altri volontari a vario titolo coinvolti nelle attività della Scuola;
  • oltre 75 i volontari flessibili che hanno prestato il loro tempo nella seconda metà dell’anno, oltre 40 quelli che si sono avvicendati nel primo semestre;
  • 6000 le ore di italiano impartite durante l’anno!

E’ inutile dire che ora la soddisfazione ora è grande, ma si è lavorato molto, soprattutto durante l’estate con i tanti ragazzi che hanno affollato Casa Africa, ma anche nei mesi successivi, per predisporre nuove proposte formative, progetti per una nuova sede, proposte formative per intercettare finanziamenti regionali o comunali.

Tutto questo ha richiesto dedizione, costanza, lungimiranza e pazienza. Ma  tutto questo è successo anche perché a Casa Africa c’è una comunità di persone che, a partire dalla fondatrice di Casa Africa, Gemma Vecchio,  credono che quello che fanno potrà fornire ai ragazzi migranti non solo la conoscenza della lingua, ma soprattutto qualche strumento utile a saper affrontare la vita reale nel nostro paese.

Tutti noi siamo affascinati dalla speranza nel futuro e dalla spensieratezza che accomuna la gran parte dei ragazzi migranti, ma siamo ugualmente consapevoli che per loro non sarà tutto facile quando lasceranno i Centri di accoglienza. Non ci resta allora che sperare che le nostre lezioni possano risultare nel tempo insegnamenti utili per la loro vita adulta, proprio come gli insegnamenti che abbiamo ricevuto da ragazzi da qualche nostro professore a cui ancora oggi ci sentiamo legati, convinti che forse non saremmo quello che siamo senza i loro messaggi educativi.

 

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